Descrizione:
Il Comune deriva il suo nome dalle vaste culture di meli, che un tempo coprivano le sue ridenti colline: sullo stemma comunale sono infatti raffigurati sette pomi d'oro insieme ad una mitria d'argento, ad indicare anche una terra infeudata. Situata alla confluenza delle due valli, in uno splendido anfiteatro naturale, Pomaretto è praticamente la porta della Val Germanasca un tempo fortificata da ambedue i lati: sulla sinistra orografica si ergeva infatti la Torre delle Banchette e sulla destre il Fort Luis, in una rimarchevole posizione strategica. La dominano da un lato la Punta Tre valli (m1639), rivestita da boschi, punto di convergenza di tre valli (Val Pragelato, Val Perosa e Val S. Martino) e per alcuni secoli confine di stato dall'altro il poggio del Forte. Il territorio dove sorge Pomaretto, viene descritto ricco di alberi da frutta, primo fra tutti il melo, da cui il comune ha tratto il proprio nome. Lo stemma del comune, concesso con decreto del Presidente della Repubblica, in data 30 giugno 1963, "d'azzurro all'albero al naturale radicato su campagna verde, caricato da sette pomi d'oro ..." vuole appunto sottolineare l'abbondanza di meli, che anticamente erano coltivati nella zona. Le immagini fotografiche di Pomaretto, scattate alla fine del secolo scorso, ci propongono effettivamente l'idea di un paese ricco di alberi fruttiferi, come ce lo descrive Amedeo Bert. Ogni più piccolo pezzo di terra è lavorato con tenacia, con accanimento: a valle prati e campi vedono crescere grano, orzo, granturco, fave, lenticchie, cavoli, patate; sul declivio della montagna una miriade di muretti a secco, i bari trattengono palmo a palmo quella poca terra, mista a pietre, in cui affondano le loro radici le viti dei Ramìe. Sul versante dell'Inverso di Pomaretto, in un ambiente un po' umido e non troppo soleggiato, si innalzano splendidi esemplari di castanea sativa, come viene chiamato dai botanici il castagno: vecchi giganti, dalla corteccia profondamente fessurata, al riparo dei quali vivono il ghiro e l'allocco. Lou chatanharé, lou garoulas, toponimi "Monte bianco", delle caldarroste preparate quando si tirava il vino dei Ramìe. Numerosi erano i meli che crescevano nel nostro Comune; questa pianta tipica del clima temperato, che prospera tanto in pianura quanto in montagna, è sufficiente che non sia esposta ai venti e deve essere ben irrigata. Particolari qualità di mele prodotte ì cui nomi oggi si stanno perdendo: renetta, rouiet, fournas, rous camin, rous chamboun, delisia, carpandu: quest'ultimo probabilmente il carpandue di "lessico familiare". Nomi d'altri tempi che evocano la cucina del passato: mele cotte, mele cotte nel forno a legna, frittelle di mele ricoperte di zucchero in polvere.