Descrizione:
Paese del Monferrato Casalese situato a 107 metri di altezza sul livello del mare, in provincia di Alessandria, si sviluppa su di una superficie di 980 ettari ed ha una popolazione di circa 1500 abitanti.
L’ abitato si sviluppa in una pianura dominata da pioppeti e colture cerealicole, è posizionato alla destra del torrente Rotaldo. Rappresenta il territorio di transizione tra il Monferrato e la Lomellina
- Storia -
Borgo San Martino, a differenza di altri villaggi che ebbero una infanzia più o meno lunga, nacque adulto.
Di esso, attraverso l'atto di nascita rogato in Chivasso dal notaio Ruffinus de Brandoleno, si conoscono la data di fondazione, il 20 novembre del 1278, e il nome del fondatore, il marchese di Monferrato l'aleramico Guglielmo VII detto il Grande.
Ma non nacque dal nulla: la prima comunità, per disposizione dello stesso fondatore, doveva essere costituita e formata dagli abitanti e dal territorio già appartenenti alla villa di "Sarmazia", con la disponibilità ad ospitare anche gli abitanti di Villa Moneta.
Sembra fondato ritenere che il nome della preesistente ed ormai scomparsa Villa Sarmazia discendesse da uno degli antichi insediamenti di Sàrmati, installatisi in territorio dell'Impero romano nel corso del IV secolo d.C. Di essa, non si hanno però notizie anteriori all'anno 988 ed esse non sono tali da poter stabilire a quale precisa epoca risalisse la sua nascita. Numerose sono invece le testimonianze del tempo successivo, in cui il toponimo assume via via le forme di Sarmaza (anni 988, 999, 1027, 1143, 1164, 1184, 1185, 1198 e principio sec.XIII), Sarmassa (1041), Sermacya (1159), Sarmatia (1159, 1210, 1231, 1278), Farmacia (1193, 1202, 1211, 1223, 1231, 1311), Sermacia (1220, 1233, 1240, 1278).
La comunità di Sarmazia, che aveva già una propria chiesa dedicata ai Santi Quirico e Giulitta , martiri in Tarso nel 304 d.C., spostandosi nella nuova località, trasferì anche il titolo dei suoi antichi Patroni nella nuova chiesa parrocchiale, sollecitamente eretta in stile romanico-gotico in quel fine secolo XIII; anche la nuova Parrocchia (come la precedente, forse già dal 1014), continuò ad appartenere alla giurisdizione ecclesiastica della Diocesi di Pavia, in cui rimase incardinata fino al 1805, per passare quindi ad Alessandria e definitivamente nel 1806 alla Diocesi di Casale S. Evasio (oggi Casale Monferrato).
Al nuovo centro, che doveva sorgere presso la grangia San Martino, proprietà della abbazia di Lucedio, l'atto costitutivo assegnava il nome di Villa San Martino, ma imponeva anche l'obbligo di munirlo di opere di difesa (recinto fossato spalti porte e ponti). Esso sorse dunque come vero "luogo fortificato", per cui assunse con l'aspetto anche il nome, non di villa, ma di Borgo S. Martino. Corredato dal marchese anche di un adeguato castello, ben presto prese parte alle vicende politico-militari del marchesato e poi ducato di Monferrato, cui appartenne sotto il dominio diretto degli Aleramici (fino al 1305), dei Paleologi (fino al 1536) e poi dei Gonzaga, ininterrottamente fino al 1708, quando il Monferrato divenne territorio sabaudo.
Quando Casale divenne capitale del Monferrato, crebbe anche l'importanza del Borgo fortificato, dove i marchesi tenevano un forte presidio, ed il suo ricorrente coinvolgimento, difensivo oppure offensivo se cadeva in mano ai nemici. Per tali funzioni, il castello venne ripetutamente smantellato e ricostruito, a seconda delle alterne vicende ed opposte valutazioni del marchese o dei diversi eserciti occupanti, soprattutto nei periodi degli assedi di Casale e delle guerre di successione.
Furono signori di Borgo San Martino nell'ordine:
- Il condottiero Facino CANE (+ il 15.5.1412), infeudato dal marchese Teodoro II l'11 settembre 1399, in riconoscimento della vittoriosa difesa condotta dagli armati di Facino contro i Principi di Savoia;
- Prospero GONZAGA, del ramo di Luzzara, infeudato col titolo di marchese dal duca Vincenzo I di Mantova il 7 luglio 1590; Prospero lo dette in dote (1° agosto 1602) alla figlia Giulia, andata sposa a Roberto AVOGADRO, da Brescia, donde alla loro figlia Emilia AVOGADRO, il 19 ottobre 1623; Emilia, divenuta moglie di Gaspare Antonio Martinengo, lo vendette nel 1625 a:
- Cesare ARDIZZONE, che ne fu investito l'11 dicembre 1634, col titolo di conte (+ 1650 ca.). Gli successero della stessa Casata: Francesco Maria detto il Capitano (+1687); quindi Cesare Antonio, che fu anche Primo Presidente del Senato di Torino (+1725) ed infine Lelio, già marchese di Pomaro. Estinti gli Ardizzone in Lelio nel 1743, il feudo passò, il 17 aprile 1750, a:
- Domenico Filippo SCARAMPI, marchese di Villanova, che ne fu investito il 3 ottobre, col titolo di barone; a lui seguirono, tra il 1750 ed il 1862, in successione: Domenico Filippo (+ nel 1773), Girolamo (+ nel 1800), Luigi Girolamo (+ nel 1840), Vittorio Emanuele (+ nel 1845) e Fernando (+ nel 1930).
Si deve all'iniziativa del primo conte Cesare Ardizzone, ma ancor più ai ricchi interventi operati dal Presidente Cesare Antonio, l'erezione del principesco palazzo, costituito da grandi sale stanzette e cappellina decorate da stucchi ed affreschi eccezionali (che si collegano con il più puro filone dell'arte barocca piemontese del Settecento) ed arricchito da orto, giardino e grande parco. Esso divenne poi l'accresciuta ed ammirata residenza estiva dei marchesi Scarampi di Villanova, che nel 1870 Don Giovanni Bosco, il santo fondatore della Società Salesiana, acquistò per trasferirvi da Mirabello la prima Casa da lui fondata fuori Torino: il Collegio San Carlo, doviziosamente attrezzato come istituto di educazione e di istruzione media e gradualmente ampliato fino a raggiungere la capacità recettiva di oltre 400 allievi interni. Il complesso, rimasto operativo fino all'anno 2000, è tutt'ora in attesa di nuove destinazioni, dopo l'avvenuta acquisizione da parte del Comune di tutti gli impianti sportivi di cui era stato corredato.